L'antropizzazione della conca isilese ebbe inizio in tempi antichissimi, materiali provenienti da ritrovamenti in stazioni all'aperto e da ripari sotto roccia, insieme alla presenza di diverse domus de janas, offrono preziosissimi dati sulle fasi di frequentazione più antiche.

Il Neolitico

a cura di Alessandra Saba

Sin dalla preistoria, l'uomo dovette apprezzare la regione isilese per la particolare posizione geografica che favoriva i contatti coi vari distretti della Sardegna centro-meridionale; inoltre, per la morfologia dell'ambiente che permetteva stanziamenti in siti altolocati consentendo la vigilanza sul territorio e sul bestiame; infine, per la presenza di ingenti riserve d'acqua, di selvaggina, legna e materiale costruttivo così come di un clima mite e di ampie lingue di fertile terra di fondovalle impiantabili a colture di prima necessità.
L'antropizzazione della conca isilese, pertanto, ebbe inizio in tempi antichissimi, materiali provenienti da ritrovamenti in stazioni all'aperto e da ripari sotto roccia, insieme alla presenza di diverse domus de janas, offrono preziosissimi dati sulle fasi di frequentazione più antiche.

I RIPARI SOTTO ROCCIA

Il territorio di Isili mostra, in più di una località, numerose cavità naturali che si dispongono lungo le pareti rocciose fiancheggianti le pendici degli altopiani di cui in gran parte si caratterizza. Sono attualmente tre (Chistingiònis, Murisìddi, Domerènus) i ripari nei quali si sono avuti segni tangibili della frequentazione dell'uomo preistorico testimoniata dal rinvenimento di frammenti ceramici e di ossidiana risalenti all'età tardo neolitica (3.200-2.850 a.C.). Si tratta di lunghi corridoi soffittati da una breve volta piana caratterizzati da un pavimento roccioso in lieve pendenza verso l'esterno. Non diversamente da come attualmente si presentano, cinti anteriormente da un lungo muro a secco creato dai pastori che spesso li hanno riutilizzati nel corso dei secoli, anche in epoca preistorica i ripari dovevano essere frontalmente perimetrati da strutture murarie sulle quali si impostavano coperture in legno; all'interno, poi, erano probabilmente suddivisi in singoli vani con differenti destinazioni d'uso.

LE DOMUS DE JANAS

Ad Isili sono attualmente documentate sette domus de janas. Vista la profanazione in antico e la conseguente mancanza di reperti, la loro cronologia può essere ricostruita unicamente in base alle caratteristiche architettoniche, le quali suggeriscono un orizzonte crono-culturale tardo-neolitico (cultura di Ozieri, 3.200-2.850 a.C.).
Le sepolture di Settìlixi, Fàdali e Is Corònas sono di modestissimo impianto, mentre quelle di Is tanas 'e mrexani, Domerònus, Concale Is Zoppus ed Is Pillus mostrano uno sviluppo planimetrico pi? articolato.
Le domus Is tanas 'e mrexani, ubicate nei pressi del Belvedere isilese, sono caratterizzate da due sepolture affiancate di cui una monocellulare e l'atra bicellulare.
La domu di Domerònus, invece, si posiziona lungo la sponda occidentale del lago artificiale di Is Borròcus. Si tratta di una sepoltura con due ambienti che conserva ancora la cornice del chiusino del portello e, nella cella più interna, un ripiano a sviluppo longitudinale risparmiato nella roccia costituente, con ogni probabilità, il letto per il defunto.
Pure la domu Concale Is Zoppus, incastonata nell'alta parete calcarea alla base sud-occidentale dell'altopiano Pranu 'e Ollas, è di tipo bicellulare; essa è stata lungamente riutilizzata dai pastori quale riparo temporaneo, come testimoniano i soffitti anneriti dai fuochi accesi durante i bivacchi.
La tomba di Is Pìllus, infine, si situa ai confini meridionali dell'omonimo altopiano, è una domu a due ambienti del tutto particolare poichè realizzata all'interno di un grosso masso erratico alto circa tre metri.